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L’esercizio fisico contro i sintomi della depressione

Articolo pubblicato su: Benessere 4U

Il corpo umano è costituito da una meravigliosa squadra di atleti: muscoli, tendini, articolazioni, ossa  ci consentono di proiettarci ogni giorno nel nostro mondo e svolgere mille attività; usiamo e talvolta abusiamo del nostro corpo,  perdendo di vista il senso di quella meravigliosa sinergia di intenti che è alla base del legame intenso tra la nostra mente ed il nostro corpo.

L’attività fisica dovrebbe essere promossa poiché è  uno strumento economico e un valido veicolo al fine di migliorare la percezione di sé, il tono dell’umore, la soddisfazione di vita, l’interazione sociale e la qualità della vita stessa, nonché come un imponente supporto nel trattamento della depressione, dell’ansia e dello stress.

L’incidenza del basso livello di attività fisica, e spesso di inattività, è terribilmente alta in quei paesi in cui la tecnologia contribuisce a rimuovere gradualmente l’attività fisica dallo stile di vita, costituendo la causa primaria di obesità e contribuendo ad innalzare l’incidenza del diabete e di alcune forme di cancro. L’esercizio fisico  può migliorare in maniera diretta il benessere individuale e la qualità della vita, relegando la malattia e la morte prematura al margine;  negli ultimi tempi l’interesse si è inoltre spostato sul ruolo che essa svolge nella prevenzione e nel trattamento delle problematiche legate alla salute mentale.

Molte persone soffrono di un malessere generale, rappresentato da un discreto livello di stress emotivo, bassa autostima, cattiva relazione con il proprio corpo, senso di inaiutabilità, stress cronico ed ansia. Ciò comporta una serie di ulteriori drammatiche conseguenze, quali il ricorso ai superalcolici, il fumo, l’assenteismo dal posto di lavoro, crisi familiari, violenza fisica ed abuso; si tratta della depressione lieve,  relativamente comune e spesso non individuata e diagnosticata caratterizzata da un periodo segnato da frequenti episodi di tristezza. Quando tale malessere si protrae per lungo tempo, comporta anche dei cambiamenti neuro-endocrini nelle secrezioni ormonali che regolano l’umore e le attività quotidiane. A questo quadro sono connessi alcuni sintomi più comuni tra cui:

  • l’astenia, cioè una condizione di affaticamento e stanchezza;
  • l’anedonia, cioè la perdita del piacere nello svolgere le attività della vita quotidiana;
  • l’abulia, cioè la perdita della volontà di realizzare i propri desideri, di prendere iniziative nonché decisioni in maniera autonoma;
  • infine i disturbi del sonno.

Numerosi studi hanno dimostrato come l’attività fisica può essere molto utile nel trattamento ed anche nella prevenzione del disturbo depressivo e come possa essere concepito come uno strumento per ridurre l’ansia e lo stress che l’individuo esperisce quotidianamente. É stato anche dimostrato che svolgere attività sportiva migliora la qualità del sonno, inoltre  le persone che sono maggiormente attive riescono a valutare più positivamente se stesse e ritengono di godere di un livello di benessere psichico più elevato.

Perché l’esercizio fa bene alla mente?

A fondamento della relazione tra attività fisica e benessere psicologico, vi sono alcuni meccanismi  biochimici; è possibile citare l’”ipotesi endorfinica”, elaborata grazie all’esperienza dei corridori, i quali raccontarono di esperire una sensazione di euforia percorrendo lunghe distanze; ciò è dovuto al fatto che la produzione di oppioidi endogeni nel cervello, le endorfine, produce un effetto simile  a quello della morfina, che riduce la sensazione di dolore e determina il senso di euforia. L”’ipotesi monoaminica” si basa sull’assunto che l’esercizio aumenta la trasmissione sinaptica, ossia la comunicazione di specifiche cellule del sistema nervoso, i neuroni, tra loro; ciò attiva l’arousal, una condizione temporanea del sistema nervoso che determina uno stato di eccitazione in risposta ad uno stimolo di durata ed intensità variabile e che accentua le capacità attentive, cognitive e di pronta reazione.

Tra i meccanismi psicologici può essere ricordata l’”ipotesi della distrazione”: l’attività fisica consente di “staccare la spina” da impegni e fastidi quotidiani, passando del tempo lontano da casa e ottenendo effetti benefici dall’ impegno nell’ attività fisica.

Inoltre la “teoria dell’autoefficacia” di Bandura si basa sull’assunto che la sicurezza che si acquisisce facendo esercizio sia fortemente correlata con l’acquisizione della capacità di mettere in atto qualsiasi altro tipo di comportamento; ciò comporta che ottenere buoni risultati facendo esercizio fisico possa determinare un incremento del tono dell’umore, un aumento dell’autostima e del senso di capacità personale, o autoefficacia; tutto ciò ha un forte impatto sull’autonomia della persona e sulla sua capacità di fare i conti con le difficoltà della vita; tale ipotesi si avvicina molto  alla “teoria della competenza” secondo la quale nel momento in cui ci si impegna in un esercizio difficoltoso, il senso di indipendenza ed autonomia della persona accresce, come anche il senso di controllo e di successo. È importante sottolineare come tali sensazioni si riproducano poi nella vita di tutti i giorni, incrementando il livello di benessere e soddisfazione.

L’ipotesi dell’”interazione sociale”, infine, stabilisce che le relazioni sociali ed il supporto che si riceve da altre persone in un contesto di attività fisica in gruppo genera un importante effetto benefico sul benessere psichico;  per alcuni gruppi socialmente emarginati,  come ad esempio gli anziani che soffrono di depressione, l’opportunità dell’interazione sociale è di particolare importanza per far sì che le persone entrino in contatto e si confrontino  con chi condivide con loro lo stesso momento di vita, abbattendo le barriere della solitudine.

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